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24 Maggio 2023

USA2024: DESANTIS PUNTA ALLA NOMINATION REPUBBLICANA

Il governatore della Florida annuncerà la sua candidatura in una diretta Twitter con Elon Musk. Si accende la campagna per le primarie repubblicane.

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Si accende la sfida per la nomination repubblicana: Ron DeSantis annuncerà stasera la sua candidatura per il 2024. Lo riferisce NBC news, e la notizia è stata confermata dallo staff del governatore della Florida che dovrebbe fare il suo annuncio stasera in una diretta su Twitter Spaces alla mezzanotte italiana, in un incontro moderato dall’imprenditore tecnologico David Santis, a cui parteciperà anche Elon Musk, controverso amministratore delegato della piattaforma social. La notizia, attesa e vociferata da mesi, ha mandato in fermento osservatori e analisti politici per quella che si preannuncia come una gara accesa e molto personale tra DeSantis e Donald Trump: se l’ex presidente infatti è in testa ai sondaggi, DeSantis punta sul fatto di essere una figura meno controversa e divisiva, forte di una rielezione con ampio margine sugli sfidanti alle elezioni governative dello scorso novembre. Nonostante una serie di cause legali nei suoi confronti, tra cui un processo penale che inizierà alla fine di marzo del prossimo anno e un potenziale atto d'accusa per incitamento all'insurrezione del 6 gennaio 2021, Donald Trump è riuscito a utilizzare le accuse nei suoi confronti per dominare la campagna elettorale, sostenendo l’idea di essere vittima di persecuzioni politiche e offuscando gli altri contendenti. Almeno fino ad ora. Oltre a Trump e DeSantis, in corsa per la nomination repubblicana ci sono l’ex governatrice del South Carolina e ambasciatore presso le Nazioni Unite Nikki Halley; il senatore del South Carolina Tim Scott; l’ex governatore dell'Arkansas, Asa Hutchinson, e l’imprenditore biotecnologico, Vivek Ramaswamy.

Il mezzo è il messaggio?

Pur considerato l’astro nascente del campo repubblicano, nei sondaggi per le primarie il 44enne governatore della Florida DeSantis è stato costantemente relegato in seconda posizione rispetto a Donald Trump. Alla luce di questo non è sfuggita agli osservatori che la scelta di annunciare la sua corsa presidenziale sia ricaduta su una piattaforma che lo stesso Trump aveva utilizzato con grande efficacia nella sua ascesa al potere, ma da cui era stato sospeso dopo i fatti del 6 gennaio. Ad oggi Musk ha revocato il divieto, ma Trump ha continuato a utilizzare Truth Social, la piattaforma che aveva creato durante il suo ‘esilio’ forzato. Riportando dell’annuncio di DeSantis, il quotidiano Politico osserva che il governatore sta scommettendo che Twitter sia il mondo reale e anche se l’annuncio della candidatura su una piattaforma online lo metterà in contatto virtuale con milioni di persone, la scelta di Twitter è considerata una stravaganza dagli esiti imprevedibili. Se per il NYT farà in modo che “la prima impressione di DeSantis come candidato alla presidenza sia quella di allinearsi con... un eccentrico uomo d'affari, autodefinitosi l'uomo più ricco del mondo”, uno stratega repubblicano sotto copertura dell’anonimato si interroga: “Chi c'è su Twitter? L'estrema sinistra e l'estrema destra. Questo potrebbe essere parte della sua strategia di campagna elettorale”.

Più a destra di Trump?

Pur secondo per distacco, DeSantis è considerato persino più conservatore di Donald Trump: integralista cattolico, antiabortista, favorevole alla totale liberalizzazione della vendita e del possesso di armi, è un paladino della crociata contro la Critical Race Theory e l’identità di genere. Laureato a Yale e Harvard, ha prestato servizio come marine a Guantanamo. Eletto per tre mandati alla Camera dei deputati ha militato nella formazione di estrema destra conosciuta come Tea Party. Durante la pandemia da Covid-19 si è schierato su posizioni ancora più negazioniste rispetto a Trump e ha resistito contro le precauzioni sanitarie per contenere il contagio, mantenendo le scuole aperte. Ha sostenuto una legge per vietare l’aborto dopo le sei settimane di gestazione, che prevede fino a cinque anni di carcere per eventuali trasgressori. Nel 2022 si è battuto per la cosiddetta legge ‘don’t say gay’ (non dire gay), che vieta di affrontare il tema dellorientamento sessuale e dell’identità di genere nelle scuole, dalle materne all’ultimo anno di liceo. Una misura denunciata per il suo carattere discriminatorio anche dalla Disney, che con i suoi grandi parchi a tema è il principale datore di lavoro dello stato. Ne è conseguita una battaglia senza esclusione di colpi in cui DeSantis ha stralciato i privilegi di autogestione amministrativa concessi da anni alla compagnia. Disney a sua volta ha avviato un’azione legale conto il governatore.

   

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Democratici alla finestra?

Mentre il campo repubblicano si prepara alla battaglia intestina, i democratici osservano con compiacimento: alcuni scommettono sul fatto che le ‘guerre culturali’ ingaggiate da DeSantis su temi come l’aborto, i diritti delle minoranze e il razzismo sistemico gli si rovesceranno contro, rendendolo poco attraente per gli elettori di un’elezione federale. Nei dati pubblicati questa settimana, il think tank Data For Progress sembra sostenere questa teoria, evidenziando come il governatore della Florida abbia “un grosso problema con le donne”. Secondo i sondaggi la maggior parte delle elettrici, infatti, disapproverebbe l’agenda politica dell’aspirante candidato alla Casa Bianca. Tra le questioni più controverse, c’è quella del divieto di aborto dopo le sei settimane contro cui si è espresso il 54% delle intervistate mentre il 57% si oppone alla messa al bando di libri ‘critici’ dalle biblioteche delle scuole pubbliche; e il 75% è  contrario a consentire il porto di armi da fuoco senza permesso o addestramento, come prevede una legge che DeSantis ha firmato il mese scorso. Altri sottolineano che Biden potrà contrapporre alle ‘battaglie ideologiche’ della destra i pilastri della sua agenda: la riduzione dei costi delle spese mediche per attirare la popolazione anziana; la transizione energetica e la mitigazione del cambiamento climatico per fare appello ai giovani. “Grazie a ciò che il presidente ha fatto, abbiamo più opportunità di parlare di questioni che interessano le persone, i problemi di cui le famiglie dibattono intorno al tavolo della cucina” osserva uno stratega democratico. “Preferiremmo tutti correre contro Trump, ma odiamo altrettanto DeSantis. Quindi il fatto che possiamo guardarli mentre si divorano a vicenda, alienandosi il voto degli elettori indecisi, non può che farci piacere”, osserva un democratico anziano vicino alla campagna di Biden.

Il commento 

Di Gianluca Pastori, ISPI Associate Research Fellow

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“L’ufficializzazione della candidatura di Ron DeSantis alle presidenziali del 2024, sgombra il campo da una pesante incertezza e apre la vera sfida per la nomination repubblicana. A questo punto è difficile che l’annuncio di altri nomi possa togliere a queste primarie il carattere di un testa a testa fra Donald Trump e il governatore della Florida. Al momento, le chances sembrano tutte a favore del primo. Trump è dato in testa in tutti i sondaggi e, negli ultimi mesi, ha anche aumentato il suo margine sullo sfidante. D’altra parte, DeSantis può giocare – oltre alla carta dei buoni risultati ottenuti alla guida del suo Stato – quella di un’immagine migliore e di una maggiore spendibilità pubblica, date anche le vicende legali in cui Trump è coinvolto. In campo democratico, la cosa solleva più di un problema. Se Joe Biden era considerato la risposta migliore a una candidatura Trump, la comparsa di DeSantis sulla scena rischia, infatti, di mettere in dubbio questa convinzione e forse anche di rilanciare le ambizioni di altre figure all’interno del partito”.

ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

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