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22 Maggio 2023

FUTURE LEADERS' GLOBAL POLICY FORUM

I LEADER DI DOMANI AFFRONTANO LE SFIDE DI OGGI

Alla terza edizione del Future Leaders’ Global Policy Forum, con i ‘leader di domani’ per discutere di attualità e sfide per il futuro.

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Dall’onda d'urto della guerra in Ucraina alla transizione energetica, e ancora dall’aumento dell’inflazione al rallentamento demografico alla digitalizzazione, lo sviluppo e l'inclusione sociale: sono alcuni dei temi in discussone alla terza edizione del Future Leaders' Global Policy Forum (GPF) in corso a Milano, organizzato da ISPI, Università Bocconi e OCSE, in collaborazione con Think7 Japan. L’evento, una delle principali piattaforme internazionali per discutere questioni globali di attualità e sfide comuni per il futuro, si è aperto con le parole della presidente della Moldavia Maja Sandu che ha rinnovato l’auspicio del paese di aderire quanto prima all’Unione Europea: “Nel nostro paese i giovani sono l’elemento propulsivo della nostra democrazia”, ha detto la presidente “e stiamo lavorando braccio a braccio per consolidare la nostra bellissima, fragile democrazia contro le sfide che è chiamata ad affrontare”.

Un forum di giovani?

Lanciato nel 2021 in occasione della presidenza italiana del T20/G20 il forum ruota attorno alle principali tematiche di attualità a livello globale e sfide di medio-lungo termine, attraverso interventi e dialoghi con personalità di alto livello, leader politici, rappresentanti della comunità imprenditoriale e di Ong, oltre a esperti di think tank in tutto il mondo. Pur rivolgendosi al più ampio pubblico internazionale, questa terza edizione dedica un’attenzione specifica ai giovani. Oltre 500 futuri leader dei paesi del G20 e oltre 60 speaker di oltre 30 paesi sono coinvolti nei panel ed eventi in corso tra oggi e domani in formato ibrido. Tra gli altri ospiti Francesco Billari, Rettore dell’Università Bocconi; Camilla Brückner, Rappresentante dell’ONU nell'Unione Europea; Agnes Callamard, Segretario Generale di Amnesty International; Mathias Cormann, Segretario Generale dell’OCSE; Shirin Ebadi, Premio Nobel 2003; Gita Gopinath, Primo Vicedirettore Generale del Fondo Monetario Internazionale; Paolo Magri, Executive Vice-President dell’ISPI; Giampiero Massolo, Presidente dell’ISPI; Oleksandra Romantsova, Direttrice Esecutiva, premio Nobel 2022 ONG ‘Centro ucraino per le libertà civili; Andrea Sironi, Presidente dell’Università Bocconi.

Inflazione pericolosa?

Pace in Ucraina: mission impossible? La Russia si sta trasformando in uno stato paria? Cina-Usa: la crisi si avvicina? Sono alcune delle domande a cui gli ospiti che si sono succeduti nei panel della prima giornata di lavori hanno cercato di rispondere guardando agli eventi in corso in un mondo in rapida trasformazione. Ma le divisioni che osserviamo a livello politico e diplomatico hanno ripercussioni immediate sull’economia e così gli squilibri tra domanda e offerta, l'aumento dei prezzi delle materie prime, compresi i prezzi dell'energia e dei generi alimentari, hanno dato origine a pressioni inflazionistiche in diversi paesi. Di come contenere i principali rischi globali, comprese le vulnerabilità macroeconomiche e le implicazioni geopolitiche, ha parlato tra gli altri Daniel Gros, economista tedesco, e membro del Board del Center for European Policy Studies di Bruxelles. "Oggi l’inflazione è un pericolo maggiore della recessione – ha spiegato Gros – Come prova il fatto che ha rallentato la discesa, mentre la tanto temuta recessione non si è palesata almeno per ora”. Un tema “che si lega a doppio filo a quello della transizione demografica e dell’immigrazione”, come ha ricordato Francesco Billari, Rettore dell’Università Bocconi.

   

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Ucraina: una exit-strategy necessaria?

Partendo da un articolo firmato con Richard Haas e apparso su Foreign Affairs, Charles Kupchan ha spiegato invece perché l’Occidente dovrebbe ricalibrare la sua strategia in Ucraina. “Penso che dovremmo armare Kiev quanto più possiamo e assicurarci che vinca questa guerra. Ma dovremmo anche essere realisti e considerare che le cose potrebbero non andare come vogliamo, ed è necessario pensare ad un possibile via d’uscita”, ha detto Kupchan, Senior Fellow del Council on Foreign relations (CFR). “Ci sono quattro ragioni essenziali che ci impongono di pensare un end game. Il primo: la guerra sta distruggendo l’Ucraina e ad un cento punto potrebbe rendersi necessario puntare a ricostruire l’Ucraina priva di una qualche regione anziché vederla trasformarsi in uno stato fallito; il secondo è che le la guerra potrebbe degenerare trasformandosi in un terzo conflitto mondiale. Il terzo punto è che la guerra sta polarizzando il sistema politico internazionale e questo è pericoloso perché necessitiamo di multipolarismo per affrontare sfide globali come quella del clima. Se è fondamentale minimizzare i guadagni russi e dimostrare che l'aggressione non paga, questo obiettivo deve essere soppesato rispetto ad altre priorità. La realtà è più si va avanti più il sostegno ‘a tutti i costi’ a Kiev comporta rischi strategici più ampi”.

ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

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