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FUTURE LEADERS' GLOBAL POLICY FORUM
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I LEADER DI DOMANI AFFRONTANO LE SFIDE DI OGGI
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Alla terza edizione del Future Leaders’ Global Policy Forum, con i ‘leader di domani’ per discutere di attualità e sfide per il futuro.
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Dall’onda d'urto della guerra in Ucraina
alla transizione energetica, e ancora dall’aumento dell’inflazione al
rallentamento demografico alla digitalizzazione, lo sviluppo e l'inclusione
sociale: sono alcuni dei temi in discussone alla terza edizione del Future Leaders' Global Policy
Forum (GPF) in corso a Milano, organizzato
da ISPI, Università Bocconi e OCSE,
in collaborazione con Think7 Japan. L’evento,
una delle principali piattaforme internazionali per discutere questioni globali
di attualità e sfide comuni per il futuro, si è aperto con le parole della presidente della
Moldavia Maja Sandu che ha rinnovato
l’auspicio del paese di aderire quanto
prima all’Unione Europea: “Nel nostro paese i giovani sono l’elemento
propulsivo della nostra democrazia”, ha detto la presidente “e stiamo lavorando
braccio a braccio per consolidare la
nostra bellissima, fragile democrazia contro le sfide che è chiamata ad
affrontare”.
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Lanciato nel 2021 in occasione della
presidenza italiana del T20/G20 il forum ruota attorno alle principali tematiche di
attualità a livello globale e sfide di
medio-lungo termine, attraverso interventi e dialoghi con personalità di alto livello, leader politici, rappresentanti della comunità
imprenditoriale e di Ong, oltre a esperti di think tank in tutto il mondo. Pur
rivolgendosi al più ampio pubblico internazionale, questa terza edizione dedica
un’attenzione specifica ai giovani.
Oltre 500 futuri leader dei paesi
del G20 e oltre 60 speaker di oltre 30 paesi sono coinvolti nei panel ed
eventi in corso tra oggi e domani in formato ibrido. Tra gli altri ospiti
Francesco Billari, Rettore dell’Università Bocconi; Camilla Brückner,
Rappresentante dell’ONU nell'Unione Europea; Agnes Callamard, Segretario
Generale di Amnesty International; Mathias Cormann, Segretario Generale
dell’OCSE; Shirin Ebadi, Premio Nobel 2003; Gita Gopinath, Primo Vicedirettore
Generale del Fondo Monetario Internazionale; Paolo Magri, Executive
Vice-President dell’ISPI; Giampiero Massolo, Presidente dell’ISPI; Oleksandra
Romantsova, Direttrice Esecutiva, premio Nobel 2022 ONG ‘Centro ucraino per le
libertà civili; Andrea Sironi, Presidente dell’Università Bocconi.
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Pace
in Ucraina: mission impossible? La Russia si sta trasformando in uno stato
paria? Cina-Usa: la crisi si avvicina? Sono alcune delle domande a cui gli
ospiti che si sono succeduti nei panel
della prima giornata di lavori
hanno cercato di rispondere guardando agli eventi in corso in un mondo in rapida
trasformazione. Ma le divisioni che osserviamo a livello politico e diplomatico
hanno ripercussioni immediate sull’economia
e così gli squilibri tra domanda e offerta, l'aumento dei prezzi delle materie
prime, compresi i prezzi dell'energia e dei generi alimentari, hanno dato
origine a pressioni inflazionistiche
in diversi paesi. Di come contenere i principali rischi globali, comprese le
vulnerabilità macroeconomiche e le implicazioni geopolitiche, ha parlato tra
gli altri Daniel Gros, economista tedesco, e membro del Board del Center for
European Policy Studies di Bruxelles. "Oggi l’inflazione è un
pericolo maggiore della recessione – ha spiegato Gros – Come prova il fatto che
ha rallentato la discesa, mentre la tanto temuta recessione non si è palesata
almeno per ora”. Un tema “che si lega a doppio filo a quello della
transizione demografica e dell’immigrazione”, come ha ricordato Francesco
Billari, Rettore dell’Università Bocconi.
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Non perderti il Mondo in Tasca di oggi
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Ucraina: una exit-strategy necessaria?
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Partendo
da un articolo firmato con Richard Haas e apparso su Foreign Affairs, Charles Kupchan ha
spiegato invece perché l’Occidente dovrebbe ricalibrare la sua strategia in Ucraina. “Penso che dovremmo armare
Kiev quanto più possiamo e assicurarci che vinca questa guerra. Ma dovremmo
anche essere realisti e considerare che le cose potrebbero non andare come
vogliamo, ed è necessario pensare ad un possibile via d’uscita”, ha detto Kupchan, Senior Fellow del Council
on Foreign relations (CFR). “Ci sono quattro ragioni essenziali che ci
impongono di pensare un end game. Il primo: la guerra sta distruggendo l’Ucraina
e ad un cento punto potrebbe rendersi necessario puntare a ricostruire l’Ucraina
priva di una qualche regione anziché vederla trasformarsi in uno stato fallito;
il secondo è che le la guerra potrebbe degenerare trasformandosi in un terzo
conflitto mondiale. Il terzo punto è che la guerra sta polarizzando il sistema
politico internazionale e questo è pericoloso perché necessitiamo di
multipolarismo per affrontare sfide globali come quella del clima. Se è
fondamentale minimizzare i guadagni russi e dimostrare che l'aggressione non
paga, questo obiettivo deve essere soppesato rispetto ad altre priorità. La
realtà è più si va avanti più il sostegno ‘a tutti i costi’ a Kiev comporta
rischi strategici più ampi”.
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