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8 settembre 2022

ADDIO ALLA REGINA

Elisabetta II è spenta a 96 anni, di cui 70 sul trono britannico. Icona del Novecento, ha guidato il Regno Unito dal dopoguerra alla Brexit. Lascia un paese attonito e alle prese con sfide epocali.

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“La regina è morta in maniera serena a Balmoral nel pomeriggio. Il re e la regina consorte rimarranno a Balmoral stasera e domani si recheranno a Londra”. Con queste parole la famiglia Reale britannica annuncia la scomparsa di Elisabetta II. Le notizie sul peggioramento delle condizioni di salute della sovrana si erano rincorse per tutto il giorno, allarmando l’opinione pubblica. Una folla crescente di persone si è assiepata in queste ore davanti ai cancelli di Buckingham Palace, a Londra, depositando fiori e messaggi di cordoglio. Appena pochi giorni fa si era mostrata in pubblico in piedi ma fragile per il passaggio di consegne ai vertici del governo britannico fra Boris Johnson e Liz Truss, premier numero 15 in 70 anni di regno. Giovedì mattina un comunicato della casa reale aveva reso noto che che i medici erano “preoccupati” per le sue condizioni di salute e che la regina era sotto controllo medico nella sua residenza in Scozia. In poche ore i suoi quattro figli, Carlo, Anna, Andrea e Edoardo, si erano riuniti al capezzale, dove si sono resi anche i principi William e Harry. Da stasera il Regno Unito entra ufficialmente in lutto per la morte della sovrana più longeva della sua storia, alla guida del paese dal dopoguerra a oggi. 

Regina per caso?

La vita di Elisabetta prese una piega totalmente inattesa, una ‘sliding door’, nell’inverno del 1936 quando lei aveva appena dieci anni. Edoardo VIII, fratello di suo padre e re da pochi mesi, abdicò per sposare Wallis Simpson, ballerina statunitense divorziata, con un misterioso passato alle spalle. La corona passava al ramo cadetto della famiglia e suo padre divenne sovrano con il nome di Giorgio VI. La mattina del 6 febbraio 1952 il Regno Unito si svegliò in lutto per la morte del re. Allora la giovane sovrana aveva appena 26 anni e si trovava in Kenya, a più di 6000 chilometri di distanza, per una visita di stato con il marito Filippo. La sua incoronazione avvenne il 2 giugno del 1953, dopo un anno di lutto. In quell’occasione Winston Churchill disse alla radio: “Un periodo di prosperità ci attende perché la storia insegna che governati dalle nostre regine siamo sempre stati capaci di imprese straordinarie”. Ma a dispetto del suo ottimismo, le cose andarono diversamente per il Regno Unito, costretto in seguito a rinunciare allo status di impero e a un conseguente ridimensionamento sul piano internazionale. Al contrario la stella di Elizabeth, “la regina” per antonomasia, figura di indiscutibile forza iconica non mai smesso di brillare.

Icona pop?

Tranne nelle ore successive alla tragica morte a Parigi della principessa Diana nel 1997 – quando resistendo alle pressioni dell’allora premier Tony Blair non volle condividere il dolore della famiglia con il pubblico - la Regina ha dimostrato un abile utilizzo dei mezzi di informazione. Nell’immaginario comune, Elisabetta II si è imposta con forza, ispirando il cinema, le serie televisive e persino i social media. Un mondo fatto di linguaggi, simboli e camei (memorabile quello con l’ex James Bond Daniel Craig per le Olimpiadi di Londra 2012), chiamati raccontarne la storia, personale e pubblica. Una fonte di ispirazione e un’icona che quest’anno aveva festeggiato il Giubileo di Platino per i suoi 70 anni di regno. Quattro giorni di eventi e manifestazioni per celebrare la monarca più longeva nella storia del Regno Unito e quella che ha stretto un rapporto unico con i suoi sudditi che la considerano – come confermano i sondaggi - una presenza affidabile e familiare, inconfondibile con i suoi abiti dai colori pastello con cappello e borsetta abbinati. Sebbene fosse recentemente meno visibile nella vita pubblica, la sua immagine non è mai stata così onnipresente: un'impresa non da poco per un volto raffigurato da oltre mezzo secolo su ogni francobollo, moneta e banconota da sterlina del Regno Unito.

London Bridge is down?

‘London Bridge’ è il nome del protocollo che scatta alla morte della regina: originariamente creato negli anni Sessanta e più volte aggiornato da allora, prende il nome dalla tradizione di avvertire il primo ministro britannico con la frase in codice “London bridge is down” per comunicare la morte di un sovrano. L'organizzazione coinvolge dipartimenti del governo, la polizia della città di Londra, l’esercito britannico, la Chiesa d'Inghilterra, i media e i Parchi reali di Londra. Il piano si divide in undici giorni, che partono dal D-Day, cioè il giorno della morte della sovrana, per arrivare al D-Day 10, quando il funerale verrà celebrato nell’abbazia di Westminster. Se sul piano del cerimoniale funebre tutto è stabilito, meno chiare appaiono le prospettive del Regno Unito all’indomani della scomparsa dell’amata sovrana. La sua vita lunga quasi un secolo e un regno durato 70 anni hanno attraversato le stagioni e la trasformazione di un mondo passato dalla ricostruzione del dopoguerra agli anni della Guerra Fredda fino alla pandemia e la Brexit. Il successore al trono Carlo riceve in eredità un paese in perenne oscillazione tra attaccamento alla tradizione e necessità di rinnovamento, politicamente diviso e alle prese con uno dei momenti più complessi della sua storia recente.

   

IL COMMENTO

di Giancarlo Aragona, Ambasciatore e Senior Advisor ISPI

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"La saggezza e l'esperienza di Elisabetta II saranno state sicuramente utili ai capi di governo che avevano ricevuto da lei l'investitura. Re Carlo arriva sul trono con il bagaglio dei molti interessi coltivati e dell'impegno sociale maturato da principe di Galles. Li esprimerà, probabilmente senza l'algida imperturbabilità della madre, ma nei limiti consentiti. Continueremo invece a non sapere come li farà valere nei confronti del primo ministro. Non vi è dubbio comunque che la lunghissima attesa abbia giovato a Carlo. Con l’avanzare dell’età della madre, e anche a causa della scomparsa del padre, Duca di Edimburgo, il Principe di Galles ha man mano assunto maggiori compiti, al fianco della Sovrana o da solo, ed il pubblico ha imparato a conoscerlo ed apprezzarlo. In ogni caso, nel secolo e più trascorso dalla scomparsa della regina Victoria, la pratica costituzionale non scritta del Regno Unito ha spostato sempre più su governo e parlamento l'esercizio del potere, relegando i sovrani alla rappresentanza della continuità storica del Regno Unito e simbolo del paese nel mondo."

ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

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